Per chi vede, il solo immaginare che chi non può farlo possa fruire di un’opera pittorica, rimane un qualcosa di inconcepibile ma la bellezza può essere apprezzata e goduta utilizzando modalità percettive diverse dalla vista. L’esperienza estetica infatti, deriva da un processo mentale, non è figlia unicamente della visione, ogni senso, ogni evento può attivarla e permettere il verificarsi della vera e propria esperienza emozionale come giusto e doveroso completamento dello sviluppo della persona che non vede, il tassello finale del processo di normalizzazione di un cieco. L’arte è emozione e le emozioni aiutano a vivere meglio, arricchiscono, rendono più vicini agli altri e a se stessi. La realizzazione della tavola tattile è il tentativo di trasportare da un campo percettivo ad un altro, sensazioni ed emozioni che solo l’arte può dare. Trans-ducere, etimologicamente portare oltre, superando stereotipi e limiti funzionali. Non è facile. Non è facile per chi vede cercare di capire le esigenze di un senso, il tatto, così diverso dalla vista, i vedenti non lo utilizzano per conoscere, è un senso troppo lento, è scomodo. Il tatto è il senso delle ‘piccole estensioni’, è analitico non globale come la vista, tutto deve essere a portata di mano. Questo senso, però, è in grado di svelare particolari inaspettati anche a chi vede, proprio per la sua necessità di procedere con lentezza, con attenzione, attraverso una sorta di scansione particolareggiata. Le immagini acquisite attraverso le mani, scavano nelle zone più intime e provocano sensazioni, emozioni, che la vista, da sola, non riesce a dare. Questa è la grande forza di questo progetto: rendere fruibile a chi non vede un’opera splendida ma anche permettere a chi vede, di poterne apprezzare particolari inaspettati, imprevisti, spesso sorprendenti che rappresentano un “passaggio dalla semplice conoscenza alla percezione più profonda dell’opera e al suo integrale apprezzamento”. La scelta coraggiosa e innovativa, già sperimentata dall’Associazione Gottifredo con la Pietà di Girolamo Troppa nel 2018, è consistita nel realizzare la traduzione in bassorilievo prospettico, all’interno di un Progetto di PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento ex alternanza scuola lavoro) con studenti del Liceo Artistico Bragaglia di Frosinone e dell’Istituto S. Pertini di Alatri, vedendo in essa l’apertura verso scenari occupazionali particolarmente specializzati,
L’energia della Testa anatomica crea nuova arte.
“Rappresentatione di anima et di corpo. Oratorio espanso per la Testa anatomica di Filippo Balbi” e “La Testa anatomica come ignoto che appare”. Si chiamano così i due eventi – vere e proprie opere d’arte originali – generati dalla Testa anatomica. Sono stati immaginati e realizzati, per questa Mostra, da docenti e studenti del CREA del Conservatorio di Frosinone e dal gruppo Keiron, network interdisciplinare di artisti specializzato in creazione di applicativi per la realtà virtuale e aumentata.
Le due creazioni artistiche – che potete visitare tornando nel cortile da cui siete entrati, in un ambiente del Palazzo Innocenziano – sono la testimonianza dell’energia ancora attiva che la tavola di Balbi continua a emanare. Una vitalità forte al punto di impadronirsi di nuovi linguaggi, di rivelarsi duttile
all’applicazione di tecniche ancora in via di sperimentazione, di proporsi per estetiche che si formano dentro gli stessi circuiti dell’intelligenza artificiale e si fondano su nuove figurazioni, dotate di un passato plausibile e di un futuro già inscritto nel loro statuto costitutivo.